Maurizio Vianello e Marco Sperapani, rispettivamente presidente e segretario generale di Faita Feder Camping, ritenendo necessaria una lettura specifica della situazione attuale nel mondo dell’open air, hanno deciso di fare il punto della situazione, con dati, interventi e punti di vista differenti che permettano di vedere lo stato attuale da più punti di vista possibili e partendo dai dati pre-COVID.
Di seguito riportiamo gli aspetti principali che sono emersi dagli interventi avvenuti durante la conferenza online di questa mattina organizzata da Faita Feder Camping.
Il primo intervento lo si deve a Marianna di Salle che, docente e coordinatrice del Master in Economia del Turismo presso l’Università Bocconi di Milano, ha presentato i risultati ottenuti dalle ricerche fatte tra i turisti che normalmente frequentano i camping village. Ciò che emerge è che la vacanza open air piace sempre di più e che i servizi proposti dalle varie strutture sono migliorati nel tempo. I frequentatori spaziano dagli entusiasti (chi fa almeno una vacanza in camping all’anno) ai detrattori (chi fa meno di una vacanza in camping all’anno). I fattori che possono ostacolare questo tipo di vacanza sono comuni a tutte le categorie di turisti: brutto tempo, esperienza già fatta, bassa qualità dei servizi, affollamento dei servizi comuni… Molto importante per la scelta delle attività e delle esperienze da fare durante il soggiorno in uno dei camping villageè il territorio in cui si sceglie di trascorre le proprie vacanze, così come importanti sono le sistemazioni offerte dalle singole strutture ricettive per la scelta delle stesse. Il glamping è visto come un prodotto innovativo e solo un terzo del campione degli intervistati non conosce ancora questa tipologia di vacanza di lusso.
Marco Brogna, professore associato presso la Sapienza di Roma, affronta “la domanda di Turismo all’aria aperta pre- COVID”. Questo studio nasce dall’idea che “è quando tutto va bene che ci dobbiamo chiedere come stanno andando davvero le cose”. Negli ultimi anni l’Italia si è posizionata ai primi posti tra le mete più richieste nell’ambito del turismo che era tornato ad essere il motore dell’economia italiana, prima del COVID. Perché è sempre più difficile mantenere in vita la propria realtà imprenditoriale turistica? La risposta si può ricondurre agli squilibri territoriali. Nel 2019 c’è stato il boom della richiesta delle vacanze all’aria aperta, anche se il settore era in movimento già da molto tempo. Germania, Paesi Bassi e Svizzera: queste le zone da cui proveniva la maggior quantità di turisti amanti dell’open air prima dell’attuale emergenza. La permanenza media maggiore in strutture turistiche si registra proprio nei camping village. Quest’anno, ovviamente, i dati sono decisamente differenti. Le città d’arte sono le zone turistiche che hanno patito di più le conseguenze del COVID, mentre le strutture al mare e in montagna, in media, sono riuscite a reggere maggiormente il colpo. Il turismo post-COVID ha un potenziale illimitato e questo periodo racchiude una grande possibilità di rilancio. Servono nuove idee per stare al passo con i tempi, così come servono nuove professionalità per assecondare le nuove richieste.
Valeria Minghetti, Chief del Centro Internazionale di Studi sull’Economia di Venezia, ha parlato dell’“Offerta all’aria aperta in Italia”. Nel 2019 in Italia si registrava un’affluenza pari all’87% nei campeggi e al 13% villaggi turistici. Soprattutto le strutture al mare avevano un maggior numero di prenotazioni e il Veneto e la Toscana erano le regioni al top nella scala delle più richieste dai turisti. È cambiata la richiesta turistica perché le esigenze sono diventate molto più fluide e variegate, meno prevedibili e fidelizzate. L’esperienza emotiva si dimostra ora al primo posto nelle ricerche tematiche e si registra una maggior flessibilità nella durata del soggiorno. Sono state individuate tre categorie di imprese turistiche: i pionieri, gli inseguitori, gli “inerti” (senza una specifica strategia). I modelli evolutivi proposti a fronte di questi dati sono: riqualificazione infrastrutturale, rimodulazione e diversificazione del prodotto, particolare attenzione al glamping. In base a questi modelli, quest’anno hanno retto meglio le imprese che hanno diversificato il prodotto e i servizi.
Michela Michetti, giurista e ricercatrice, ha avviato una ricerca dal taglio giuridico che ha ricomposto il quadro della disciplina del comparto open air. Dai sui studi emerge soprattutto una forte differenza regionale tra le strutture turistiche e, in base a ciò, si auspica ad una omogeneità sempre più evidente e tangibile nei prossimi mesi/anni.
Giovanni Bastianelli, direttore dell’Agenzia nazionale del Turismo (Enit), parla della possibilità di una collaborazione istituzionale con Faita Feder Camping. Afferma che l’Italia è seconda solo alla Francia in quanto a turismo open air, ed è leader assoluta in Europa come affluenza di turismo straniero, basti pensare che statisticamente un europeo su quattro sceglie di trascorrere le sue vacanze in Italia. Anche tra i paesi oltreoceano l’Italia è una delle mete preferite per i viaggi. C’è stato un calo dei voli quest’anno ma, visti i dati dei primi mesi dell’anno quando ancora si poteva viaggiare, è auspicabile che, terminata la situazione di emergenza, si ritorni ai dati precedenti per superarli ulteriormente. Bastianelli consiglia agli addetti ai lavori di proiettarsi al futuro con realismo e ottimismo, in modo da creare nuove basi per un nuovo modo di fare turismo. Il 2021 si baserà soprattutto sul turismo nazionale, quindi è necessario concentrarsi su questo aspetto, così come necessario diventa sempre di più incrociare e abbracciare le esigenze del turista. È importante tener bene presente che il prossimo anno sicuramente tornerà alla ribalta il turismo di prossimità. Al Festival del Cinema di Venezia è stato inserito il “Premio Viaggio Turismo Enit” assegnato al film che più degli altri promuove le bellezze d’Italia, in modo da incentivare il turismo in Italia anche attraverso canali differenti come quello del cinema.