Quest’anno, l’anno del Covid e dello smart working, è nata una nuova tendenza, quella del workation, un mix tra “lavoro” (work) e “vacanza” (vacation).
Sempre più italiani tra quelli che hanno la possibilità di lavorare da remoto scelgono di trasferirsi con il proprio computer portatile in luoghi che solitamente frequentano in villeggiatura. Seconde case, camping village con una buona connessione Wi-Fi e immersi nella natura, hotel… Le soluzioni sono davvero molte e ognuno può trovare quella più adatta alle proprie esigenze.
Questa tendenza ha indubbiamente portato a rivalutare il concetto stesso di turismo. Se fino ad ora era considerato come estraniazione dalla vita quotidiana, ad oggi turismo e lavoro possono convivere soprattutto nella bella stagione.
L’holiday working, se analizzato a fondo, non è molto differente dallo smart working, ma allora perchè dedicargli così tanta attenzione?
In primo luogo perchè permette un perfetto bilanciamento tra lavoro e quella sfera personale più “libera da condizionamenti” e, quindi, più simile alla dimensione di vacanza, e in secondo luogo perchè c’è il rischio di non staccare mai, nemmeno quando ci si potrebbe godere la vacanza.
Il workation si presta ancor più dello smart working a polemiche sui comportamenti opportunistici di chi, non trovandosi costretto a stare in ufficio o comunque sul posto di lavoro, potrebbe fingere di lavorare mentre in realtà fa altro.
Per gli operatori del turismo, questo fenomeno ha aperto un mercato che, finora, era stato poco esplorato ma che ha tutti i presupposti per diventare sempre più promettente.
Sono molte le zone italiane ad aver guadagnato in termini di turismo durante questi ultimi mesi del 2020. Luoghi che fino allo scorso anno registravano affluenze minime di turisti, ultimamente possono vantare un aumento esponenziale di villeggianti.
Con la ricchezza culturale e ambientale che hanno, molte regioni italiane potrebbero diventare il paradiso degli smart worker delle big tech americane o cinesi.
Alla luce di queste considerazioni, emerge il fatto che l’holiday working non può che essere una soluzione positiva per i lavoratori, che possono approcciarsi al proprio lavoro con più serenità e libertà di azione, e per il mondo del turismo in generale. Tante destinazioni italiane potrebbero riscoprire una nuova giovinezza, risollevandosi dallo spopolamento a cui sembravano tendere.