Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Anna Bardazzi (50sfumaturedimamma) che ci ha parlato del suo primo libro “La felicità non va interrotta“, uscito la scorsa settimana e pubblicato da Salani nella collana “Le stanze”.
1- Sui tuoi Social hai scritto che “i libri sono come i bambini: puoi fare tutti i programmi che vuoi, ma sono loro a decidere quando arrivare”. In che momento è arrivato questo libro?
È stato improvviso: era la seconda o terza notte di fila in Transiberiana, nel tragitto tra Irkutsk e Vladivostok che dura quattro notti e tre giorni, e non riuscivo a dormire. E così ho iniziato a pensare e ho immaginato tutta la storia così com’è ora. La mattina dopo al risveglio sono stata felice di scoprire che non l’avevo dimenticata e ho detto a mio marito: scriverò un romanzo.
2- Ci racconti brevemente di cosa parla il romanzo?
È la storia di due amiche che si sono conosciute a 7 anni grazie al Progetto Chernobyl: Lena è bielorussa e trascorre un mese in vacanza in Italia a casa di Anna. Grazie alla perseveranza di quest’ultima le due resteranno in contatto e saranno legate per sempre. La storia è narrata al presente, quando Anna arriva in Bielorussia per gli ottant’anni della nonna di Lena. Ma qualcosa cambia per sempre le loro vite…
3- Al di là della trama, qual è il tema principale del libro, quello che più di tutti vuoi che arrivi al lettore?
Volevo prima di tutto raccontare un paese straordinario come la Bielorussia, e soprattutto un popolo che, come avrete visto tutti in questi mesi di proteste, ha una forza inimmaginabile. E poi volevo dare risalto anche ai tanti rapporti nati grazie al progetto Chernobyl e al grande cuore di chi in tutti questi anni ha accolto o anche solo contribuito ad accogliere bambini in Italia. E così ci ho costruito intorno una storia.
4- Che ruolo ha il tema del “viaggio”, a noi molto caro…?
Sicuramente centrale. Questo libro è un viaggio dentro una cultura che nessuno conosce ma che io conosco molto bene. Quando viaggio cerco sempre di cogliere l’anima delle persone che abitano quei luoghi, al di là del turismo, e con questa storia spero di offrire la possibilità anche a chi non è mai stato in Bielorussia di fare altrettanto, scoprirla cioè attraverso la sua gente.
5- Quanto c’è di reale e quanto di inventato tra le pagine scritte?
Ho ospitato bambini bielorussi, russi e ucraini dal 1995 al 2006, sono cresciuta con loro. Come la protagonista mi sono appassionata alla Bielorussia, ma il resto è tutto fiction. C’è un solo personaggio che esiste davvero ed è Liuda.
6- Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione?
Vent’anni di frequentazione della Bielorussia e dei bielorussi, non mi è servito nient’altro. Ho iniziato a scrivere subito dopo essere tornata dall’ennesimo viaggio a Minsk e questo mi ha aiutata molto.
7- Hai un luogo del cuore e un momento della giornata in particolare in cui riesci a scrivere meglio?
Per scrivere mi serve silenzio, nient’altro. Per questo di solito scrivo meglio al mattino, ma dove non ha importanza!
8- Puoi dare qualche consiglio a chi ha un libro nel cassetto ma non sa come fare per tirarlo fuori da lì?
Finirlo, prima di tutto. Capire come funziona l’editoria, come proporsi, a chi proporsi e con che tipo di testo. È un mondo molto complesso e bisogna arrivarci preparati.
9- Chi vorresti che leggesse questo libro?
Chi non ha pregiudizi. O forse chi pensa di vivere nella parte migliore del mondo. Resterebbe stupito!
10 – Cos’è per te la felicità?
Come dice mia figlia, quando è venerdì perché la sera ordiniamo sempre il sushi 🙂
Che tradotto significa, tante piccole cose che fanno bello il presente, che è tutto ciò che abbiamo.