Ricchi di fascino e di mistero, solitari e imponenti, spesso in punti sperduti e selvaggi, sospesi tra terra e mare: che siano a difesa di baie, su promontori o su isolette disabitate, i fari della Sardegna rappresentano un patrimonio inestimabile di bellezza e sono ancora ben visibili e talvolta anche visitabili.
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Partiamo da sud dove nell’isola di San Pietro, su una scogliera a strapiombo sul mare conosciuta come Capo Sandalo, c’è il faro più occidentale d’Italia con ben 124 scalini a chiocciola e un segnale luminoso che arriva sino a 24 miglia di distanza. Nella vicina Isola di Sant’Antioco (comune di Calasetta) c’è il faro Mangiabarche, molto diverso da quello di Capo Spartivento a Chia, diventato una struttura ricettiva elegante.
A guardia dell’estremo sud della Sardegna c’è anche uno dei più antichi fari, risalente al 1850: il faro di Sant’Elia, verso baia di Calamosca. Un edificio a due piani sormontato da una torre cilindrica a strisce bianche e nere, la cui luce si espande sino a 21 miglia, guidando navi e imbarcazioni nel golfo degli Angeli.

Faro dei Cavoli è invece vicino a Villasimius: la struttura, caratterizzata da pareti esterne ricoperte da un mosaico di piccole tessere dai colori cangianti dall’azzurro al viola, risale alla metà del XIX secolo e ha visto anche inglobata una torre spagnola di fine XVI. All’interno opera il centro di ricerca biologica dell’area protetta di Capo Carbonara ed è uno dei luoghi più visitati del parco marino.
Salendo a nord a Razzoli, l’isola più settentrionale del parco dell’arcipelago della Maddalena, c’è lo storico faro a guardia delle tormentate Bocche di Bonifacio: la storia racconta che i suoi tre guardiani vivessero con le famiglie come eremiti. Sempre a nord segnaliamo il faro di Capo Testa, meta romantica affacciata su spiagge e panorami da sogno e il faro di Punta Scorno, che si erge solitario nel parco dell’Asinara con una torre tonda a tre piani, alta 35 metri, risalente a metà del XIX secolo.
In Gallura, a Golfo Aranci, il sentiero verso la vetta di Capo Figari porta al Semaforo della Marina Militare, celebre grazie a Guglielmo Marconi che vi fece installare il primo impianto radio a onde corte.
Infine sulla costa ovest, nella penisola del Sinis, raggiungete il faro di Capo Mannu e quello di capo San Marco, al quale si arriva a piedi percorrendo un sentiero che passa dalle rovine di Tharros per un’immersione nella macchia mediterranea, nella storia e archeologia di questi luoghi unici.

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